“Solo oggi abbiamo appreso che un nostro immobile al centro di Roma, acquistato per svariati milioni di euro dalla Regione Lazio e per il quale la nostra struttura ha lavorato per due anni con l’obiettivo di proporre un programma di valorizzazione che il mercato ha estremamente gradito, sia improvvisamente definito come “monumento nazionale”, determinandone la presunta inalienabilità, con tutti i danni che ne derivano”: è quanto dichiara il Presidente di Invimit Massimo Ferrarese a margine dell’incontro tenuto presso la sede della SGR con l’assessore al Bilancio e Patrimonio della Regione Lazio Alessandra Sartore.
“E’ assurdo – continua Ferrarese- che ancora nel 2018 sia la burocrazia a bloccare gli investimenti nel nostro Paese. E che lo stesso Ente che ha concesso l’autorizzazione alla vendita, all’improvviso dichiari che lo stesso immobile è inalienabile perché è misteriosamente diventato un Monumento”.
“Aver ricevuto un’interdizione da un’articolazione dello stesso Ente, la Soprintendenza archeologica del Ministero per i Beni culturali, che solo due anni fa, tramite il competente Segretariato Regionale, aveva autorizzato l’alienazione e la valorizzazione del bene in questione, dimostra tutta l’inaffidabilità della burocrazia italiana e i danni che essa può determinare sia nei confronti di investitori italiani, sia nei confronti di soggetti esteri interessati ad operare nel nostro Paese”.
“E’ paradossale – continua Ferrarese – che sia proprio un organo di un Ministero dello Stato Italiano a creare un danno a Invimit, una società interamente pubblica, partecipata dal medesimo Stato italiano, nonché ad una Regione”.
“Situazioni così inspiegabili pregiudicano la possibilità di compiere la nostra mission di contribuire alla riduzione del debito pubblico”.
“Tale paradosso causa un grave danno al nostro Fondo immobiliare e, per questo, aspetto immediate risposte da parte del Ministro Franceschini, senza le quali saremo costretti a bloccare tutti gli investimenti sui beni vincolati”.
“E’ impensabile – conclude Ferrarese – che la Società che mi onoro di rappresentare, per la quale tanto lavoro è stato compiuto per renderla uno strumento efficace di riduzione del debito pubblico, possa diventare parte lesa di probabili lotte intestine al Ministero”.